Progetto di SNOQ Tigullio per il Festival della Parola

Negli ultimi anni, in Italia, si è sviluppato un dibattito a tratti acceso, ma anche astratto sull’uso di alcune parole declinate al genere femminile. Si tratta di parole associate a professioni, mestieri, funzioni ricoperte in maniera sempre più cospicua da donne. Lo spazio pubblico conquistato in un secolo di emancipazione richiede anche parole nuove, anche se spesso basterebbe declinare quelle esistenti al femminile. Ma questo
passaggio incontra lo stupore, la riluttanza, per non dire il rifiuto da parte di diversi soggetti, anche delle stesse donne. Sindaca, avvocata, direttrice di orchestra sono cacofoniche, dicono le stesse donne. Chi rivendica l’uso del femminile è femminista, chi vuole mantenere lo status quo è maschilista e, come sempre accade in questo paese, tutto è politico e il dibattito si fa subito asfittico, superficiale e fazioso.

Nello studio Gender-Equality and Gender-Identity in Italian: A Canadian Perspective” Sara Galli e Mohammad Jamali, dottorandi in Italianistica dell’University of Toronto, affrontano la questione da una “prospettiva canadese

Organizzatore

Associazione Se non ora, quando? Tigullio